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“Non sarà bella ma… piace!”

Citroen 2Cv: la popolare utilitaria francese compie 70 anni

“Quattro ruote sotto un ombrello!”.

“Una automobile che possa trasportare una famiglia di quattro persone con relativo bagaglio a 60 Km/h e che non consumi più di 3 litri per 100 Km!”

Questi i concetti base ispiratori di quella che diverrà poi la più longeva automobile francese di tutti i tempi: la Citroen 2 Cavalli.

Il progetto incomincia a prendere forma nel 1935, quando alla morte del fondatore Andrè Citroen l’azienda passa in mano alla Michelin, che forte di due illuminati e saggi dirigenti (Pierre Michelin e Pierre Jules Boulanger) decide di mettere allo studio una vettura economica rivolta ad un più vasto pubblico di persone; un po’ sull’onda di quello che stava succedendo in Italia e in Germania: la prima impegnata nel progetto della 500 (Topolino), la seconda nel più ambizioso studio di ”auto del popolo”, dal quale nacque poi la Volkswagen.

Ma la strada intrapresa oltralpe è assai diversa: infatti contrariamente a quello che pensava la concorrenza, per i vertici Citroen una moderna utilitaria non doveva essere necessariamente una piccola e scomoda auto, semplice riduzione in scala di modelli più grandi e costosi, ma una spaziosa e comoda vettura, volutamente privata di ciò che appariva superfluo.

Purtroppo l’inizio della seconda guerra mondiale bloccò lo sviluppo del prototipo, che già nel 1938 risultava definitivo, tanto che allo scoppio del conflitto gli esemplari già realizzati furono distrutti affinché non cadessero nelle mani dei tedeschi.

Il debutto ufficiale avvenne al salone di Parigi del 1948: la vettura suscitò grande interesse e al tempo stesso sentimenti contrastanti, soprattutto per quella linea che appariva buffa e superata e per l’aspetto generale un po’ troppo dimesso e spartano.

E spartana lo era veramente: il tetto era in tela apribile integralmente, i sedili due panchette sospese su un reticolato di molle, i vetri si aprivano a metà e solo anteriormente e infine il motore bicilindrico di soli 375 c.c raggiungeva dopo un lungo lancio la mesta velocità di 65 Km/h.

Dopo un inizio un po’ incerto le vendite incominciarono a decollare: il successo della vettura era tutto in quella diversità all’inizio percepita come un difetto; a cominciare dalla carrozzeria studiata dal designer e scultore italiano Flaminio Bertoni, autore di molte tra Citroen più belle come l’elegante 11BL Traction Avantdel ‘34, e l’avveniristica ID-DS del ’55.

La 2 Cv si rivelò come una forma a sé, fuori dal tempo e dalle mode, e per molti anni rimase anche l’unica utilitaria a disporre di quattro porte e di quattro veri posti comodi, grazie anche alle generose (per quei tempi) dimensioni, con una lunghezza di oltre 3,80 m!

Lungo i 42 anni di produzione la simpatica vetturetta transalpina ricevette diverse modifiche e migliorie: la cilindrata passò progressivamente da 375 c.c a 435 c.c fino a 602 c.c adeguando così le prestazioni alle moderne condizioni del traffico e della viabilità più in generale. Per quanto concerne la carrozzeria, le modifiche negli anni furono molte ma non così importanti da sconvolgerne il carattere sbarazzino e anticonformista che ne aveva decretato il successo.

Sarà proprio il vento dell’anticonformismo e della contestazione che soffierà in Francia e più in generale in Europa a partire dal 1968 a fare della spartana 2 Cv la beniamina di molti giovani che si riconosceranno nel suo minimalismo formale e nella sua intelligente diversità.

In Italia la 2Cv per alcuni anni non venne importata per la scelta operata dalla Citroen di spingere il nuovo modello “Dyane”, per altro identica tecnicamente e nei contenuti, ma con un design più moderno e squadrato, come voleva la moda del momento.

Negli anni della crisi energetica la Dyane si fece apprezzare soprattutto per i consumi contenutissimi e per l’inimitabile confort delle sospensioni, qualità che l’automobilista  troverà ancora a partire dal 1976 nella 2CV reintrodotta nuovamente sul mercato italiano.

Il decennio successivo vedrà nascere un pubblico assai più esigente e modaiolo e la “Deuche”  diventa così un auto di gran moda: vengono infatti introdotte le versioni speciali “Charleston” e “Dolly” caratterizzate da una vivace verniciatura bicolore e da nuovi e più confortevoli sedili, quanto basta per dare un’ immagine più snob e meno “hippy” ad una automobile così trasversale da essere prodotta in oltre sette milioni di esemplari.

Il 27 Luglio del 1990 alle ore 16.00 l’ultimo esemplare esce dalla catena di montaggio della fabbrica di Mangualde in Portogallo. All’alba dell’epoca “catalittica” la piccola e ansimante 2Cv si ferma e cede il passo alle più moderne e performanti utilitarie.

Ma il mito della 2 cavalli non muore, migliaia sono i suoi estimatori e fortunati proprietari che ogni anno si ritrovano ai periodici raduni che si svolgono in tutta Europa, mentre per celebrare i suoi “primi” sessanta anni, il 15  Aprile 2008 è stata aperta a Parigi presso la “Citè des sciences et de l’industrie” una mostra-spettacolo, dove si potevano ammirare scenografiche installazioni che vedevano protagonista la mitica utilitaria francese.

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