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E mo… Moplen!

E’ uno degli slogan più famosi sdoganati dal mitico “carosello” negli anni sessanta: semplice, diretto e volutamente molto popolare, indica un prodotto che sarebbe diventato di larghissima diffusione nelle case e nel quotidiano di tutte le famiglie: nome industriale Moplen, la così detta plastica!

Polipropilene isotattico, è questo il nome del composto chimico scoperto dall’Imperiese Giulio Natta, invenzione che gli valse il nobel per la chimica del 1963, viene prodotto da aziende facenti capo al grande gruppo chimico italiano “Montecatini-Edison“.

Oggi non ci facciamo più caso, circondati come siamo da oggetti di plastica… ma la scoperta del Moplen ha rivoluzionato davvero il modo di produrre gli oggetti: le fibre plastiche attraverso gli stampi a caldo consentono la produzione di un oggetto in un unica forma, consentendo anche bombature e curvature impossibili da realizzare con altri materiali.

Nel famoso “carosello” il simpatico e corpulento Gino Bramieri, salta sopra una valigia di Moplen, per dimostrare la robustezza e l’elasticità del nuovo materiale, ma gli oggetti che nascono dalla nuova fibra plastica saranno molteplici: mastelli, vasche, scolapasta, posate, spremiagrumi, sono tantissimi gli oggetti che da li in poi saranno compagni indispensabili della nostra vita quotidiana!

L’invenzione sarà poi il motore in diversi ambiti creativi per tutto il decennio e ancora oltre; il design industriale degli anni sessanta e settanta si esprimerà prevalentemente attraverso la duttilità del materiale e la sua espressività viene anche amplificata dalla possibilità di variazioni cromatiche che la plastica consente già nell’impasto prima dello stampaggio.

Anche in campo automobilistico vengono sperimentate diverse soluzioni di fibre molto resistenti di origine plastica: nel ’68 debutta la simpatica Citroen Mehari, prima auto di serie a larga diffusione prodotta in ABS, un composto plastico leggero, elastico e molto resistente.

Ed infine anche l’arte contemporanea non rimane indifferente alla nuova materia chimica: artisti tra i quali Oldenburg e Burri esprimono attraverso la plastica un nuovo e personalissimo linguaggio estetico-formale.

Ma passati i primi anni di enfatico entusiasmo la plastica in tutte le sue varianti è diventata anche uno dei primi indiziati dell’inquinamento ambientale; questo perchè non si è provveduto mai seriamente e per tempo ad un programma di riciclo serio del materiale.

Per fortuna da alcuni anni una nuova coscienza ecologica fa si che si provveda per tempo al riciclo degli oggetti detti “usa e getta” ma la strada da fare per l’uso corretto della bellissima ed utilissima plastica  è ancora lunga… e quindi mo… mo…. si ricicla!!!

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