E’ una delle tante parole inglesi più usate (e abusate) degli ultimi anni: Low Cost, ovvero basso costo, e in tempi di crisi niente è più attuale e imperativo di questo termine.
In campo automobilistico poi, le varie case costruttrici fanno a gara a sfornare veri e propri modelli “Low Cost” o versioni più economiche di auto già esistenti.
Sfogliando le riviste automobilistiche del nostro recente passato, già costellato di crisi economiche e sociali, il concetto oggi così “trendy” di “Low Cost” non lo troviamo, troviamo però automobili pensate, sviluppate e prodotte in modo economico per essere economiche.
Un antesignana del Low Cost automobilistico è la Fiat Panda, quella “originaria” nata quaranta anni or sono, nel Febbraio del 1980.
Ideata e sviluppata a partire dall’estate del 1976 da Giorgetto Giugiaro è la risposta italiana alle utilitarie straniere, soprattutto francesi che in quel periodo di crisi energetica riscuotono in Italia grandi consensi per i loro costi di esercizio contenuti e per le dimensioni di carrozzeria assai più generose rispetto alle piccole e claustrofobiche vetturette italiane.
Ma la Panda, (che in fase di progetto viene chiamata Zero o 141) va oltre il concetto di auto economica, pur ispirandosi a vetture di successo come le Renault 4 e 5, riesce a stabilire nuovi standard in fatto di proporzioni, di rapporto cioè tra ingombro esterno e abitabilità per i passeggeri.
Lunga 3,38 Mt. larga 1.46 e alta 1,44, ha spazio a sufficienza per 5 persone e un bagagliaio “record” rispetto le dimensioni esterne di 250 dmc. accessibile tramite un grande portellone.
Guardandola con gli occhi di oggi sembra quasi il frutto della moderna filosofia “Ikea”: ovvero un prodotto economico e pratico ma dal design caratteristico e di indubbio valore nel tempo.
Il design appunto è quello che fa la differenza tra una utilitaria qualsiasi e una vera automobile pensata per essere economica, senza complessi di inferiorità e con la pretesa magari un po’snob di piacere in quanto diversa.
E diversa lo è davvero, soprattutto all’interno dove la grande plancia morbida chiamata “marsupio” è il simbolo di una filosofia minimalista che ritroviamo anche nei sedili tipo “sdraio” dal caratteristico schienale sottilissimo, (che in fatto di comodità non risulterà poi il massimo) ma di grande impatto estetico.
Successivamente la coerenza di insieme del progetto originario verrà in qualche modo “tradita” dalle regole del mercato che a metà degli anni ottanta vogliono le utilitarie più rifinite ed accessoriate rispetto a prima.
Ma la Panda non demorde e rinnovata in diversi dettagli esterni ed interni all’inizio del 1986, continua il suo costante successo, dimostrando di saper resistere alle mode del tempo.
E’ in effetti la “prima Panda” il tempo lo ha battuto eccome, rimanendo in listino per più di ventitré anni.
La piccola Fiat adotta una meccanica semplice, affidabile e collaudata, mutuata da altri modelli Fiat di successo come la 126 e la 127 per le prime versioni “30” e “45” e poi la Uno e la Y10 coi nuovi motori Fire di 750 e 1000 c.c.
Nel 2003 in piena “crisi Fiat” debutta un nuovo modello destinato a sostituire la Panda, vettura ancora valida meccanicamente, ma non più adeguata alle nuove e sempre più restrittive normative europee sulla sicurezza attiva e passiva.
Il nuovo modello viene annunciato con il nome di “Gingo”, ma alcuni mesi prima del debutto la Renault intenta una causa alla Fiat denunciando l’eccessiva assonanza del nome con quello della propria utilitaria dello stesso segmento cioè la Twingo.
Così in Fiat si decide che il nome del simpatico orso cinese potrebbe ancora andare bene, e considerando il successo che la nuova Panda riscontra incessantemente anche con la nuova versione del 2011 non si può non essere d’accordo con la decisione presa allora da Fiat!
La nuova Panda è sempre più sicura e molto più “automobile” rispetto alla progenitrice del 1980!
Però,la vecchia Panda…